QUALE HUMANITAS NELL’IMPRESA E NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE?

In che modo l’impresa e la pubblica amministrazione intendono l’humanitas? Per quanto concerne la nostra impresa, TEC Eurolab, la prima cosa che constatano i nostri interlocutori è che siamo una squadra. C’è stile, solidarietà, entusiasmo, ascolto e tensione verso la riuscita. Virtù che rilanciano e valorizzano i talenti di ciascuno. Certamente siamo un’azienda a elevato contenuto tecnologico, capital intensive, ma l’elemento distintivo è sempre la squadra. È lo stile della squadra a costituire la condizione della riuscita.
Gli investimenti strumentali possono essere facilmente replicati da qualsiasi fondo finanziario speculativo, ma costituire una squadra è più difficile, non è sufficiente la finanza, occorre l’humanitas.
Quali sono le doti e i talenti che noi imprenditori chiediamo ai collaboratori? Ebbene, noi cerchiamo innanzitutto guerrieri e esploratori.
Esploratori che si avvalgano dell’ascolto per intendere e svolgere le esigenze del cliente, che non sempre sono esplicitate: per coglierle, occorrono umiltà e apertura. Inoltre, occorrono l’entusiasmo e la tensione verso la riuscita, per non fermarsi davanti alle rappresentazioni di ostacoli e blocchi. Lavoriamo in settori in cui l’errore non è ammesso, ma non ci si può neanche permettere di rimanere fermi ad aspettare condizioni ideali. Se dobbiamo eseguire dei test per la Formula 1, con il Gran Premio incombente, e la strumentazione necessaria per le analisi è in avaria, cosa facciamo? Il cliente non giustifica un eventuale ritardo con il fatto che la nostra macchina non funziona.
Quindi, sta al nostro team trovare la strada: aggiustare la strumentazione, adattarne una differente, fare pressione sul fornitore della strumentazione stessa. In ciascun caso, non accettare mai il blocco, assolutamente. In questo senso, cerchiamo guerrieri. Il funzionario che risponde: “Non posso svolgere la mia mansione perché la strumentazione che ho a disposizione non funziona” è ragionevolissimo, ma non dà nessun valore aggiunto e non è compatibile con le esigenze dell’impresa. Per non fermarsi, occorrono audacia, destrezza intellettuale e capacità di rinunciare agli alibi.
Inoltre, puntiamo a una solidarietà assoluta con il cliente: il suo prodotto è il nostro prodotto. Per essere efficaci, occorre che i problemi del cliente divengano davvero anche nostri. Non possiamo rimanere indifferenti quando il cliente ci pone una questione, non possiamo dare una risposta facile facile, trovare un alibi o scansare la domanda. E ci poniamo come partner, anche quando questo non è reciproco. Può accadere, per esempio, che una delle multinazionali con cui lavoriamo, nonostante abbiamo instaurato un ottimo dispositivo, improvvisamente, pur ammettendo che il nostro lavoro è sempre stato eccellente, interrompa le commesse perché così hanno deciso nella sede centrale dall’altra parte del pianeta.
Se non c’è un approccio intellettuale, in un caso come questo, ci si può sentire abbandonati, traditi, e pensare: “Allora, non era vero che eravamo partner”. Non è così, noi siamo partner comunque. Forniamo il massimo supporto a prescindere, nell’apertura, senza puntare alla reciprocità. È il nostro stile, il valore aggiunto che offriamo. Poi, certamente, la speranza è che vi sia sempre chi si accorge del nostro approccio e lo valorizza.
E rispetto alla pubblica amministrazione? Da cittadino e da imprenditore, l’impressione è che spesso la pubblica amministrazione sia indifferente e sorda. Quella che dovrebbe essere neutralità super partes, quando non c’è partigianeria, si volge spesso in indifferenza. Molti funzionari redigono e applicano regolamenti senza interrogarsi minimamente sugli effetti che essi comportano, mirando principalmente a evitare qualsiasi responsabilità individuale. È la mentalità burocratica, e su questo piano è difficile trovare interlocuzione.
Al contrario, anche alla pubblica amministrazione chiederei entusiasmo e solidarietà. Sarei felice se le istituzioni fossero solidali con le imprese e i cittadini, considerandoli clienti, anziché bambini indisciplinati da correggere e guidare, da incentivare e punire.
La NASA ha appena annunciato che entro il 2024 intende tornare sulla Luna e costruirvi una base stabile.
Sono annunci bellissimi, a cui non siamo più abituati. Quando tutto è terra-terra, limitato al risparmio e alla sopravvivenza, non c’è provocazione.
“Cosa ci guadagniamo” dal ritorno sulla Luna? Difficile oggettivarlo, ma chissà quanti ragazzi moltiplicheranno gli studi per tentare un contributo a questa impresa. Sarebbe molto bello se la pubblica amministrazione si interrogasse su temi come questo.
Purtroppo, siamo distanti anni luce.
Conosciamo i costi e i tempi della burocrazia ma, più ancora, il danno maggiore prodotto dalla mentalità burocratica: la mortificazione. La mentalità burocratica toglie entusiasmo e questo distrugge il tessuto industriale. C’è un’ostilità ideologica contro l’impresa e l’industria. Ecco dove sta il tramonto dell’Occidente.
Però, per parafrasare Dylan Thomas, noi non ce ne andremo docili in quella buona notte. Noi infuriamo, infuriamo, contro il morire della luce.