CI SPOSTIAMO IN TERRITORI SCONOSCIUTI PER ARRIVARE AL FUTURO

Perché la vostra ricerca è stata premiata con il Nobel? Sauvage: Prima del nostro contributo nel settore delle macchine molecolari, le molecole erano considerate oggetti che non si muovono o che si muovono a caso, che possono distorcersi, ma di cui non possiamo controllare il movimento.
Quello che è cambiato è che i chimici e gli altri scienziati hanno capito che le molecole possono combinarsi tra loro in nanomacchine, essere trasformate in macchine o in motori rotanti, come quello inventato da Fraser Stoddart: molecole di dimensioni molto piccole possono contrarsi o allungarsi in un modo controllato dall’uomo. Dagli studi sulla rotazione molecolare di Bernard Feringa si è giunti a inventare un motore di frequenza di 12000 giri al secondo, poi a costruire una sorta di nanoautomobile molecolare.
A proposito di molecole complesse e concatenate, cosa sono i rotaxani? Stoddart: Un rotaxano è una molecola costituita da un anello che scorre in una barra con due bordi all’esterno, che si sposta come uno shuttle, una navetta molecolare, avanti e indietro tra questi due punti di adesione.
Quando, alle Olimpiadi, i sollevatori di pesi alzano una barra con grossi pesi alle estremità, nell’atto di afferrare la barra c’è un momento di presa, che nel nostro esempio rappresenta il momento in cui l’anello, lo shuttle, si arresta. Un rotaxano può costituire un interruttore molecolare, una molecola in grado di essere convertita, in modo reversibile, in due o più stati stabili.
Come cambia la vita ricevere il Nobel? Feringa: Il Nobel affatica molto, perché impone un sacco di impegni, ma è un onore straordinario, che si trasmette a generazioni di studenti: come insegnante, li preparo al futuro del nostro paese e del nostro mondo; credo sia un grosso privilegio collaborare per molti decenni con questi giovani, discutere con loro, trarre ispirazione da loro. Per questo condivido questo onore con le generazioni di giovani che noi formiamo all’università.
Per giungere a un Nobel occorre sempre un dispositivo, la collaborazione di tanti? Feringa: Anch’io sono stato studente, ciascuno di noi dipende dalla scienza, che viene prima di noi, e trovarci a Bologna, nell’università più antica del mondo, con centinaia di anni di tradizione che ci consentono di fondare il nostro futuro, credo che sia un privilegio.
È un onore fare nuove scoperte, lavorare con gli studenti tutti i giorni.
Non è sempre facile: ci spostiamo in territori sconosciuti, attraversiamo frontiere, perché vogliamo arrivare al futuro, dove non sappiamo cosa scopriremo. Ci sono spesso delusioni, anche quando stavamo mettendo a punto queste macchine e non sapevamo dove ci avrebbero portato. A volte sei in un vicolo cieco, poi cambi direzione, uno studente se ne esce con un’idea, un suggerimento, e vedi la luce. Questo è il bello della scienza.
Lei ha lavorato nel pubblico e nel privato.
Quindi, possiamo supporre che sia stato stimolato sia dalla ricerca pura, guidata dalla semplice curiosità, sia dalla ricerca applicata, che deve giungere a un obiettivo, perché è finanziata da un privato.
Possono coesistere questi approcci scientifici? Feringa: Non dobbiamo dimenticare che il primo compito dell’università è quello di progredire in termini di apprendimento, di ricerca e di scienza, fino a giungere a scoperte e invenzioni: noi abbiamo il dovere di aiutare la società facendo ricerche che possono essere utili per noi, per i prodotti che useremo nel futuro e anche per le nostre industrie.
Dopo il mio dottorato, ho lavorato per la Shell e ho imparato moltissimo su come pervenire a nuove acquisizioni e su come applicarle ai prodotti. La settimana scorsa due miei studenti hanno brevettato alcune scoperte recenti e hanno avviato nuove aziende: è un processo che le nostre università devono stimolare.
Perché è importante la ricerca scientifica, perché è importante lavorare con le nanotecnologie molecolari anche se non sono prevedibili le applicazioni? Consideriamo i nostri smartphone: la scoperta fondamentale per il materiale dei display è stata fatta settant’anni fa, tra gli anni quaranta e cinquanta, ma nessuno aveva la più pallida idea che sarebbero stati costruiti gli smartphone. I primi, da quel che ne so, sono arrivati undici anni fa e oggi i giovani non possono neanche immaginare una società senza questo tipo di telefoni. Ci sono voluti cinquant’anni per cambiare la società. Questo è il ruolo importante dell’università: guardare non solo all’oggi, non solo al domani, ma molto più avanti.
Magari i ragazzi che sono qui ora, tra venti o trent’anni, avranno cambiato la società. Non dobbiamo mai dimenticare che dobbiamo investire sulla ricerca pura, indispensabile per fornire una base per il futuro.
Ho letto nella sua biografia che lei, da bambino, si divertiva a montare e smontare i pezzi delle macchine agricole. Il movimento di un braccio è dato dal movimento di miliardi di molecole che si muovono secondo una logica gestita dal cervello.
Sarà possibile un giorno far muovere dei pezzi bionici di un uomo? Stoddart: Sì, sarà possibile. Ma tornando alla domanda precedente, vorrei fare una precisazione: nel mio lavoro non c’è differenza tra ricerca fondamentale pura e applicata, c’è soltanto la ricerca valida o no. Ho lavorato tre anni nel settore industriale, per trovare – con una nuova start up, Icledet – il modo di estrarre l’oro, che ci serve anche negli smartphone, per evitare di utilizzare il mercurio, metallo pericoloso. Abbiamo bisogno di soluzioni green e di fornire anche nuove commodities. E questa azienda ha deciso di occuparsi anche di cosmetici, è entrata a far parte di un’altra azienda che spenderà 100 milioni di dollari per tre anni per capire come utilizzare additivi cosmetici biocompatibili.
Quindi, tra la ricerca pura e la ricerca applicata non c’è una grande differenza: entrambe queste aziende di cui ho parlato sono basate sulle ricerche svolte nei laboratori, poi hanno coinvolto gli studenti, fornendo loro uno spazio adeguato in modo che potessero proseguire con la loro ricerca, così da poter fare degli esperimenti.
Abbiamo bisogno dell’aiuto da parte delle agenzie che ci finanziano, e dei governi: a noi spetta lavorare, valorizzare le menti più brillanti e lasciare loro la libertà di ricercare e di fare.
La chimica ha una cattiva reputazioneSauvage: È vero, ma se dovessimo cancellare da questa sala tutto quello che viene dalla chimica, credo che rimarrebbe ben poco. Quindi, la chimica è assolutamente essenziale: quel che succede in natura, quel che la biologia può raggiungere, noi cerchiamo di rifarlo con sistemi artificiali. Questo è il modo in cui noi ci siamo avvicinati alle macchine molecolari, perché siamo stati ispirati dalla biologia: ci sono macchine molecolari ovunque, nel nostro corpo, milioni e milioni di motori rotativi che girano molto velocemente, che ruotano come un motore di Formula 1. Le macchine molecolari sono indispensabili: noi chimici, anche con il nostro modo ingenuo, con i nostri strumenti, cerchiamo d’imitare la natura, di fabbricare cose molto più semplici dei sistemi molecolari della natura.
La scienza è internazionale, lavoriamo con scienziati di tutto il mondo per cercare nuove opportunità, per condividere le nostre acquisizioni, perché ci sono università che hanno esperienze specifiche in determinati settori.
Per questo è molto importante la collaborazione di studenti che vengono da tutto il mondo: abbiamo studenti provenienti dalla Cina, dal Giappone, dall’Africa, dagli Stati Uniti, studenti che vanno all’estero per allargare i propri orizzonti, con programmi come Erasmus, Marie Curie e altri. I politici parlano di confini e di barriere, che noi universitari dobbiamo attraversare: dobbiamo andare verso il futuro, mettere insieme le persone, questo è il nostro dovere. E dobbiamo anche mantenere molto elevata la nostra qualità. Oggi viviamo in uno tsunami di informazioni, per cui le università hanno il compito cruciale di garantire una buona qualità di informazioni e di mantenere alto il livello della ricerca.
Ma oggi è sempre più diffusa una perdita di credibilità delle classi dirigenti, dei politici, ma anche dei professori. Quindi, com’è possibile assolvere il vostro ruolo, quello di avanguardie che devono orientare la vita pubblica? Sauvage: Noi scienziati pubblichiamo sulle stesse riviste, ci incontriamo nelle conferenze e nei convegni più importanti e, quindi, creiamo una sorta di rete internazionale di amicizie e di conoscenze condivise. Ma dobbiamo convincere gli altri, persone che magari non sono coinvolte nell’attività scientifica, che la ricerca è essenziale e non c’è progresso senza la scienza e la ricerca. E penso che dobbiamo soltanto biasimare noi stessi, perché gli scienziati hanno spesso lavorato nella loro torre d’avorio senza comunicare con il pubblico: credo fortemente nel potere della comunicazione, quindi penso che dobbiamo impegnarci molto perché la scienza possa apparire come una cosa non pericolosa, ma interessante.
Stoddart: A questo proposito, dobbiamo andare oltre i confini accademici, perché anche con le altre università ci troviamo in una sorta di camera unica. Abbiamo grandi idee, ma le popolazioni non ci stanno ad ascoltare, siamo chiusi in una specie di bolla. In Cina, il presidente ha una laurea in chimica industriale e chi si candida per entrare in parlamento deve aver conseguito prima una laurea in scienze o ingegneria e poi una laurea in scienze umane. Perché lasciamo che la gente entri nel nostro parlamento, nel nostro governo, senza alcuna esperienza, senza alcun requisito scientifico? Nel mondo occidentale non dobbiamo lasciare che le persone riescano a raggiungere queste posizioni così pericolose senza averne i requisiti, altrimenti noi scienziati continueremo a restare chiusi nella nostra bolla e il mondo continuerà a non ascoltarci.
Feringa: Quando andavo a scuola avevo una grande ammirazione per l’Italia, non soltanto grazie alla pizza e al buon cibo, ma per la cultura, la scienza, le scoperte: tutto è iniziato con Galileo e con Leonardo, il mio eroe. Se si considera la scienza in Italia, si pensa sempre a questa grande tradizione, Bologna è un esempio eccellente.
Vorrei che questa eccellenza e questa esperienza venissero sfruttate: il vostro governo deve investire sul futuro, e il miglior investimento, secondo me, è quello sugli studenti, sulle giovani generazioni, sulla formazione, sull’istruzione, sulla scienza, perché è questo che farà la differenza nel futuro della nostra società.
L’Europa è in crisi, nel mondo conta un po’ meno che in passato. La scienza e la cultura possono essere ancora strumenti con cui l’Europa può ripartire? Feringa: Non c’è altra scelta. In Europa abbiamo la scienza, il potere intellettuale, un’istruzione elevata, ma ben poche altre risorse. Dobbiamo coltivare questi talenti, dobbiamo valorizzarli, dobbiamo incentivare il progresso tecnologico, perché è l’unica cosa che possiamo fare e possiamo esportare. Abbiamo finito di esportare il carbone: se non traiamo beneficio dalla nostra curiosità, dalla nostra attitudine scientifica, la nostra situazione sarà terribile e non faremo che retrocedere in termini di concorrenza con altri paesi, perdendo la partita già fin d’ora.